La “Domenica di Sangue”
La cronaca di quei drammatici momenti raccontata dai quotidiani dei giorni successivi
Gli avvenimenti tragici della Domenica di Sangue (Blutsonntag) del 24 aprile destarono sgomento e commozione in tutto il Tirolo. Il corteo in costumi tradizionali, in occasione della Fiera di Bolzano, era apolitico e senza bandiere. Durante la sfilata, in Piazza delle Erbe, le squadre fasciste provenienti soprattutto da Brescia, da Verona e anche da Trento, al comando di Achille Starace, futuro segretario del Partito Nazionale Fascista, attaccarono il corteo con manganelli, armi da fuoco e bombe.
Il quotidiano Bozner Nachrichten del 27 aprile 1921 scrive:
«La Fiera di Bolzano si è conclusa bruscamente nel sangue. Non un caso sfortunato, ma un attacco delittuoso e ben preparato ha trasformato un innocuo corteo autorizzato dalle autorità in un bagno di sangue. Quello che è accaduto domenica pomeriggio a Bolzano non è un delitto politico, ma un vile omicidio premeditato (…). Sono state gettate bombe, si è sparato alla cieca nella folla, le furie urlanti si sono gettate con i manganelli su sfilata e spettatori senza badare al sesso o all’età (…) e poi accadde l’orrore (…). L’ombra di Innerhofer oggi vaga di casa in casa nella terra sudtirolese, trova la sua via fino alle valli più remote e su ogni soglia… lascia una traccia rosso sangue..».
Il Nuovo Trentino, diretto da Alcide Degasperi, il 25 aprile invece cita così:
"Si udì uno scoppio, e tutto il pubblico terrorizzato pensò che fosse stata lanciata una bomba. Stando anche a pochi passi non si potè distinguere da che parte si fosse ingaggiata la zuffa. Fu un momento terribile [...]. Si hanno a deplorare un morto e dieci feriti gravi. I leggermente contusi nella parapiglia non si contano. La fiera fu chiusa e così pure tutti gli esercizi".
Più duro l’articolo pubblicato su “Allgemeiner Tiroler Anzeiger” di Innsbruck il 25 aprile 1921
“L’assalto di Bolzano, come il bagliore livido e foriero di sventura di un lampo, rivela la terribile situazione in cui si trova il Sudtirolo. (…) Il corteo è assolutamente innocuo. E nonostante ciò, l’orda fascista si abbatte sulla sfilata, sui partecipanti abbigliati a festa, giovani e vecchi, donne e bambini, con bombe e armi da fuoco si scaglia contro la popolazione tedesca (…) Il risultato sono un numero enorme di feriti gravi e un morto, ammazzato davanti agli occhi di un bambino (…) Oggi è questa la situazione in Sudtirolo: un popolo già fortemente colpito, viene letteralmente violentato, con le mani legate è in balia di attacchi armati e attentati assassini in pieno giorno, nella via principale della propria città capitale, in un momento di festa e davanti agli occhi di migliaia di visitatori stranieri. Ora spetta al governo romano agire con ferrea energia contro il banditismo fascista, cosa che le autorità e la polizia locale ieri hanno omesso di fare. Protezione per la popolazione tedesca in Sudtirolo! Alla chiusa di Salorno è necessaria una barriera contro questi attentatori e assassini.”
Vi furono quella giornata in totale circa 50 feriti e un morto, Franz Innerhofer, maestro elementare di Marlengo. Innerhofer, che si era rifugiato nell’androne del palazzo Stillendorf con uno dei suoi scolari, venne inseguito e freddato da un colpo di pistola alla schiena mentre tentava di proteggerlo. Un gesto di enorme coraggio per un uomo che rimarrà nella storia come la prima vittima del fascismo in Sudtirolo. Successivamente, il 13 luglio dello stesso anno morirà anche uno dei numerosi feriti, Giovanni Battista Daprà di Ziano di Fiemme, a causa di una scheggia di bomba a mano conficcata nel piede. E'la seconda vittima di quella giornata tragica.
Astrid Panizza
panizza.astrid@gmail.com