La festa della Vittoria
Il 4 novembre 1918 segna la fine della Prima Guerra Mondiale, con l’armistizio. Quattro anni dopo, a Trento, si celebra la “vittoria” ricordando i caduti italiani, senza menzionare quelli austro-ungarici, con invece grande presenza di camicie nere, ovvero le Squadre d'azione del Partito Nazionale Fascista e le camicie azzurre, la milizia dei Sempre Pronti per la Patria e per il Re dell'Associazione Nazionalista Italiana.
Nel quotidiano “Il Nuovo Trentino”, infatti, si può leggere come sia esaltata l’italianità, con musiche patriottiche suonate dalla Banda Cittadina, o parole pronunciate dai rappresentanti pubblici.
Questo quanto si legge sul quotidiano:
“Come il terzo al Milite Ignoto, il quarto anniversario è stato dedicato alla rievocazione di tutti i caduti per la Patria sui campi delle battaglie. […]. Alle 9:15 mosse da Piazza Dante il grande corteo. In testa era la Banda cittadina. Seguiva, in lunga teoria, la rappresentanza dell’esercito. Venivano poi le camicie nere e azzurre con numerosi gagliardetti. Poi ancora lo stuolo delle Madri e Vedove dei Caduti. Quindi, preceduto dal gonfalone cittadino e da due guardie di città recanti una gran corona coi nastri giallo-azzurri, il gruppo delle autorità nel quale si notavano il Prefetto comm. Guadagnini, il Senatore Conci, il generale Gualtieri, il Senatore Zippel, il Sindaco comm. Peterlongo seguito da quasi tutto il Consiglio comune ecc.
Veniva in fine il foltissimo stuolo delle Associazioni Cittadine con numerose bandiere. Il corteo, che marcia quasi ininterrottamente al suono della Canzone del Piave, sosta in Piazza del Duomo per entrare lentamente nel tempio e assistere all’Ufficio Divino. Il Duomo è tutto adornato a lutto. Nel mezzo, circondato da molti ceri ardenti, è un gran tumulo. In punto alle 9:30 S.A. il Principe Vescovo esce sull’altar maggiore per celebrare la Messa durante la quale il coro dei chierici canta le preci di rito. Il tempio è affollato come poche volte si vide. […]
Terminata la messa il Vescovo rivolge ai convenuti nel tempio brevi parole improntate a profonda cristiana pietà e ad alto patriottismo per spiegare il duplice debito di riconoscenza che noi abbiamo verso i gloriosi caduti per la difesa e la maggiore grandezza della Patria, e per augurare alla Patria stesa, attraverso una pacificazione veramente cristiana, giorni e fortune sempre migliori.
La funzione religiosa termina con la solenne assoluzione al tumulo, quindi il tempio sfolla e, in Piazza Duomo, si riordina il corteo mentre tutte le campane delle Chiese cittadine più il civico campanone della Torre di Piazza suonano a distesa.
Il corteo […] s’avvia al Cimitero. Nella parte nuova del Cimitero la folla è tanta che ci si muove a stento. […]. Dinnanzi al tratto di cimitero che ospita le salme dei soldati […] il generale Gualtieri e il Prefetto dicono nobili parole d’esaltazione unendone in un solo pensiero riconoscente, gli artefici morti e superstiti. Sono ormai le 11:30. I discorsi sono finiti […] Il cimitero sfolla. La Banda Cittadina accompagna il lento movimento colle note della Marcia Reale che si perdono via nell’aria umida e grigia. Così Trento, nell’anniversario della Vittoria, ha ricordati i morti artefici della Vittoria stessa, non meno adeguatamente di qualsiasi altra città italiana. E, ricordando i morti, non ha dimenticati i vivi”.
Astrid Panizza
panizza.astrid@gmail.com