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Eduard Reut-Nicolussi
Fonte: Wikipedia

Il fine anno politico del 1922

Il 30 dicembre 1922, Eduard Reut Nicolussi, allora deputato sudtirolese del Deutscher Verband (partito di raccolta dei sudtirolesi tedeschi e ladini, predecessore dell’odierna Südtiroler Volkspartei) al Parlamento italiano, ripercorre l'anno passato nel giornale "Bozner Nachrichten" e osa guardare al futuro.

Reut Nicolussi, di origini trentine/cimbre diventerà un combattente contro fascismo e nazionalsocialismo e denuncia la complicità dello Stato italiano con i fascisti. Le sue parole sono profetiche per i tempi difficili che si prospettano nelle parti meridionali del Tirolo storico, motivo per cui l'articolo viene riprodotto integralmente qui di seguito:

"L'anno che si chiude domani sarà uno dei più bui della storia del Sudtirolo. È iniziato con una dimostrazione impressionante da parte del nostro popolo, con le prime elezioni comunali in Sudtirolo sotto il dominio italiano, che si sono svolte in modo brillante. Sentiamo ancora la grande soddisfazione della schiacciante vittoria elettorale del Deutscher Verband e quindi della convinzione tedesca che si scatenò in noi in quel momento. La nostra città può soprattutto prendersi il merito di aver portato ancora una volta sul suo scudo l’anziano ma irriducibile sindaco Dr. Julius Perathoner.

Ma l'anno 1922 si chiude sotto altri aspetti: al posto dei consigli comunali, liberamente eletti nell'ordine e nella tranquillità consueti, e del "borgomastro", rovesciato con la forza, la città è guidata da un funzionario governativo i cui poteri non sono supportati da alcuna legge. Da Trento, dove come capo della provincia è stato nominato un funzionario che non capisce la nostra lingua, continuano ad arrivare nuovi decreti illegittimi, che hanno lo scopo di dare a un paese prettamente tedesco l'apparenza di essere un paese mistilingue. I rapporti delle autorità italiane con la popolazione stanno diventando sempre più difficili, senza tener conto del diritto delle nazionalità minoritarie e delle esigenze pratiche del nostro territorio. Gli annunci di nuove leggi importanti o di leggi che si estendono alle nuove province sono spesso fatti solo in italiano. Le riunioni di sindaci vengono soppresse. È vietata la formazione di associazioni culturali tedesche. In breve, il programma proclamato da parte italiana, ovvero che il carattere tedesco deve essere sradicato in Sudtirolo, è pienamente accettato dai circoli ufficiali e gli sforzi per realizzare questo programma sono iniziati con vigore e acutezza.

Alla luce di queste circostanze, vorrei sconsigliare due cose: una è l'indignazione, l'altra lo scoraggiamento.

Metto in guardia dal sentimento di indignazione perché per il 1923 si prospettano cose ancora peggiori: si prevedono nuove incursioni nel nostro sistema scolastico; la nostra vecchia e venerabile autonomia comunale, descritta dagli esperti di diritto costituzionale come esemplare, sarà presto un ricordo del passato, e con essa i residui di autonomia locale che ancora esistono. Il diritto di utilizzo della lingua tedesca nei nostri tribunali sarà radicalmente ridotto nel 1923. Forse verrà abolita anche la nostra legge di procedura civile, riconosciuta come la migliore in Europa. Le leggi commerciali non potranno reggere nel lungo periodo. L'idea che nelle nuove province, anche in quelle abitate da non italiani, tutta la vita pubblica debba essere allineata alle condizioni delle vecchie province, è così forte presso gli attuali governanti d'Italia che gli ovvi vantaggi delle nostre istituzioni non saranno riconosciuti come, ad esempio, le solenne promesse al momento della nostra annessione da parte del capo dello Stato e del governo d'Italia, e persino assicurate in forma di legge, che la nostra cultura e la nostra autonomia locale non verranno manomesse.

Non dobbiamo sorprenderci nemmeno di questo. L'attuale governo italiano è un'eccezione sotto tutti i punti di vista. L'abbiamo visto salire al potere con il golpe dei primi giorni di novembre. Ma la sua dichiarazione, fatta poco dopo, che sarebbe iniziato un periodo di massima legalità, ha un significato ben diverso da quello che noi associamo in questi termini. Lo dimostrano due importanti provvedimenti degli ultimi giorni: un'amnistia su misura per i reati fascisti e la creazione di una polizia di Stato in cui sono ammessi solo fascisti. Queste due misure incarnano una concezione dello Stato che non ha precedenti nella storia politica degli ultimi cento anni e che ci suggerisce che il nostro giudizio sui nuovi statisti dovrebbe basarsi su uno standard completamente diverso.

In particolare, dobbiamo fare i conti con il fatto che l'attuale governo non si sentirà né vincolato né inibito dalle assicurazioni che ci sono state date finora, così come, ad esempio, dalla timidezza di suscitare uno sgradito scalpore tra l’opinione pubblica, e porterà avanti il suddetto programma fascista di eliminazione della nostra identità tedesca nel nostro territorio con un'energia inarrestabile.

Perché noi, che conosciamo la situazione in un territorio multietnico meglio di questi nuovi artisti, perché abbiamo assistito nel vecchio Impero austro-ungarico alla tremenda lotta tra nazionalità giovani e tradizionali, non dobbiamo lasciarci confondere e scoraggiare da tutti questi attacchi e tempeste, per quanto li sentiamo mortificanti e umilianti. La nostra vita ora assomiglia spesso al paesaggio invernale. A quanto pare, su di esso regna una calma mortale. Solo apparentemente. Che il vento faccia il suo gioco nei vigneti grigi con le foglie cadute! Le radici della nostra forza vivono nel profondo. Per molti anni, un popolo può fare a meno dell'attività aperta della sua vita nazionale in feste, incontri, associazioni, bandiere e nastri. Così, nonostante tutte le pressioni, la nostra identità in Sudtirolo sarà preservata con assoluta certezza, perché non c'è modo di distruggerla. E quando l'inverno sarà finito, la primavera arriverà e darà forza, linfa, fogliame e frutti alla vite apparentemente appassita. Non c'è motivo per il nostro popolo di scoraggiarsi. I popoli hanno tempo per aspettare.”

Astrid Panizza

panizza.astrid@gmail.com

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