L’oppressione nazionale dell’etnia tedesca in Sudtirolo
Politica di italianizzazione fascista anticipata nella Bassa Atesina
Con il regio decreto del 21 gennaio 1923, le comunità ladine del Souramont furono annesse alla provincia di Belluno, ma non solo: anche la Bassa Atesina fu assegnata al distretto giudiziario di Cavalese.
Queste modifiche territoriali tra province dello Stato italiano non solo erano discusse e contese - vedi anche l'articolo della settimana scorsa -, ma avevano anche delle ripercussioni molto pesanti sulla vita quotidiana dei cittadini.
La minoranza tedesca del nuovo distretto dovette presto pregustare le misure di italianizzazione dei fascisti. Venerdì 13 aprile, il quotidiano "Bozner Nachrichten" riporta in prima pagina un resoconto dettagliato su "L’oppressione nazionale dell’etnia tedesca in Sudtirolo."
"L'assegnazione del distretto di Egna e del comune di Termeno al distretto politico di Cavalese sta già dando i suoi frutti. La conseguenza è che ora i decreti di denazionalizzazione dalla montagna stanno arrivando alla valle dell'Adige. Con decreto del 3 aprile, la sottoprefettura di Cavalese vieta le scritte, le iscrizioni, i cartelli aziendali, gli annunci, i documenti commerciali, i cartelloni pubblicitari, ecc. tedeschi o bilingui. Un intervento profondo nella vita nazionale, civile e commerciale".
La sottoprefettura di Cavalese si è basata su un decreto della Regia Prefettura di Trento, e il "Bozner Nachrichten" scrive: "Nella Bassa Atesina non è noto che un decreto della Regia Prefettura del 27 marzo aveva prescritto l'estirpazione delle scritte e degli annunci tedeschi nei comuni di Aldino, Bronzolo, Ora, Egna, Cauria, Montagna, Salorno, Cortina, Magrè, Cortaccia e Termeno.
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Ma questo solo per inciso. Il punto di vista giuridico non è mai autorevole laddove prevale un sistema che è tarato sull'oppressione di una minoranza indifesa e sulla denazionalizzazione di un piccolo popolo. [...] La popolazione dei comuni della Bassa Atesina è maggiormente tedesca. A seguito del decreto della sottoprefettura di Cavalese, essa sembra essere gravemente svantaggiata nei suoi interessi commerciali, nei trasporti e nell’attività lavorativa.
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Questo vale ad esempio anche nel settore scolastico. La legge sulla scuola, che prende il nome dall'ex ministro dell'Istruzione Corbino, stabilisce che solo gli scolari italiani devono frequentare scuole italiane, e che vengano definiti in base alla lingua usata in famiglia e alla dichiarazione dei genitori. In contrasto con questa legge, in alcune comunità della Bassa Atesina gli scolari tedeschi sono costretti a frequentare la scuola italiana - a San Giacomo, Laives, Bronzolo, Egna, Salorno – e la scuola tedesca è soppressa.
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Questo cambiamento di opinione è tanto meno comprensibile per la popolazione tedesca in quanto vediamo come l'Italia di oggi custodisca anche gli interessi nazionali del popolo italiano come la pupilla dei suoi occhi, laddove questi appaiono in pericolo ", ricorda il "Bozner Nachrichten" riferendosi alla situazione a Tunisi. L'Italia si difende "in ripetute occasioni con tutta la sua forza e determinazione" e si mostra "per nulla disposta a permettere l'oppressione nazionale del suo popolo". La popolazione tedesca ritiene di poter rivendicare lo stesso grado di protezione dei propri diritti nazionali da parte dello Stato italiano. La popolazione tedesca del Sudtirolo deve sopportare tutti gli oneri e gli obblighi imposti dallo Stato, sostiene il peso militare e il pesante carico fiscale. In cambio, non dovrebbe avere diritto alla migliore custodia possibile dei suoi diritti economici, culturali e nazionali da parte dello Stato? Si vorrebbe pensare di sì. Ci si trova invece di fronte a un sistema di oppressione palesemente dichiarato. ‘Soppressione della scuola tedesca’ è la parola d’ordine del ‘Piccolo Posto’, equivalente a ’Soppressione delle scritte tedesche’ nel decreto del sottoprefetto di Cavalese.
13.04.2023 - Maria Pichler