"...ancora più immortali dei popoli sono i loro nomi."
L'Italia vieta l'uso del nome "Tirolo"
Nell'agosto del 1923, il Prefetto di Trento, Giuseppe Guadagnini, ordina il divieto dell'uso del nome "Tirolo". Da quel momento in poi, qualsiasi altra traduzione diversa da "Oberetsch" e "Etschländer" per i termini italiani Alto Adige e Atesino in Sudtirolo non è più consentita. Il giornale "Der Tiroler" dalla fine di agosto in poi prende il nome "Der Landsmann", e la casa editrice "Tyrolia" diventa l'"Athesia". Materiale stampato, insegne e cartoline devono essere ristampati.
La stampa in Italia e all'estero riporta ampiamente questo divieto, come la Reichspost di Vienna. Nell'edizione del 12 agosto, il giornale conservatore e cristiano scrive:
"Con appositi decreti, alle pubblicazioni tirolesi che contengono il termine Tirolo nel proprio nome è stato imposto di cambiarlo. Nella patria di Andreas Hofer, l’uomo del 'Land Tirol', l'uso del nome Tirol sarà d'ora in poi punito. È difficile immaginare un segno più drammatico della schiavitù del mondo dovuta all'esito della guerra. Gli storici certamente sorrideranno di fronte ai tentativi di togliere a un popolo e a una terra il suo sacrosanto nome, consacrato da una venerabile storia. Il nome Tirol resta parte della storia del mondo e del patrimonio linguistico delle nazioni civilizzate, nonostante tutte le decisioni o decreti, e i padri di questi ultimi non possono non temere il giudizio che la storia emetterà un giorno sui loro tentativi. ‘I popoli non muoiono', ha avvertito Papa Benedetto i superbi vincitori. Ancora più immortali dei popoli sono i loro nomi. In tal senso, i sudtirolesi, nel cui paese si erge il castello ancestrale, possono stare sereni. Ma il tentativo rappresenta comunque una crudeltà nei confronti di un popolo eroico e indifeso e un marchio indelebile dell'era seguita alla pace di Wilson, che qualcuno ha osato definire l'era dell’autodeterminazione dei popoli. È, in verità, un'era di schiavitù e barbarie."
10.08.2023 - Maria Pichler