Accadeva questa settimana 100 anni fa

Raduno del Tyrol Club, circolo di trentini emigrati a Solvay, USA. 1935
Fonte: FMST, Fondo Mancuso

La popolazione rurale emigra

60.000 persone lasciano il Trentino tra il 1920 e il 1939

Infrastrutture, ponti, ferrovie e strade distrutte, campagne devastate, campi minati: come teatro dei combattimenti il Trentino aveva subito gravi danni durante la Prima Guerra Mondiale. Durante gli anni del conflitto i rapporti commerciali con l'estero e la relativa emigrazione di manodopera si erano fermati, ma negli anni Venti l'emigrazione riprese. Si stima che tra il 1920 e il 1939 circa 60.000 persone abbiano lasciato il Trentino, la metà delle quali definitivamente. L'emigrazione interessò soprattutto le alte valli e portò a un crollo demografico nelle zone di montagna. 

Per ottenere il passaporto per l'emigrazione bisognava rispondere a determinati requisiti, visto che l’atteggiamento del governo di Mussolini fu generalmente di controllo e limitazione delle partenze. "Il Nuovo Trentino" in un articolo del 30 settembre 1923 informò:

“Il Segretariato Trentino di emigrazione in Rovereto comunica con preghiera di pubblicazione: 

Secondo le recenti disposizioni, i passaporti per l’estero non potranno essere rilasciati cha a persone che si recano all’estero per conto dello Stato, o per affari commerciali, o per cure che non possono essere fatte in Italia, oppure per ragioni di lavoro e di famiglia. 

I moventi dell’espatrio devono essere regolarmente documentati e provati. È dunque necessario che alle domande di passaporto vengano uniti i documenti seguenti, secondo i motivi dell’espatrio:

Certificato della Camera di Commercio comprovante che il richiedente sia un commerciante e che si reca all’estero per ragioni di commercio, a meno che egli non sia riconosciuto come tale per l’importanza dei suoi affari, o già munito di un passaporto precedente, dal quale risulti la necessità del viaggio.

  1. Certificato di un medico sanitario, legalmente riconosciuto, dal quale risulti la necessità di recarsi all’estero per sottoporsi a cure che non può fare in Italia.
  2. Contratto di lavoro o richiesta dell’imprenditore per i paesi che esigono tale documento.
  3. Chiamata da parte dei familiari parenti stretti, debitamente legalizzata dalle autorità consolari, che siano residenti nei luoghi di destinazione.”

27.09.2023 - Maria Pichler

 

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