Accadeva questa settimana 100 anni fa

prigionieri austriaci
Fonte: Archivio privato

Un ex prigioniero torna dalla Russia mutilato di guerra

Sul giornale "Il Nuovo Trentino" del 10 giugno 1922 si raccontano le vicissitudini di uno sfortunato combattente dell'allora Impero Austro-Ungarico che, quattro anni dopo la fine della guerra, riesce a tornare nella sua città natale con numerose mutilazioni.

Per poter effettuare la visita collegiale raggiunge Trento in uno stato che viene definito dal giornalista dell'epoca "raccapricciante".

Queste le parole riportate nell'articolo:

"L'Ufficio Assistenza ai combattenti di guerra ci comunica: Ieri, dopo aver trascorsa la notte al posto di stazione veniva raccolto ed accompagnato presso le civiche guardie in municipio il mutilato di guerra Stastnig Giuseppe d'anni 38, illegittimo, da Merano. Di ritorno dalla Russia due anni or sono con un convoglio di prigionieri mutilati, per le sue condizioni infelici venne ricoverato in un manicomio di Praga. La scorsa settimana fu inviato al Consolato Italiano di Vienna e di là rimpatriato; il giorno 5 corr. dalla Croce Rossa di Bolzano è stato mandato a Trento per essere sottoposto alla visita presso la Commissione Sanitaria.

Lo Stastnig, mutilato di guerra per parecchie ferite alla testa e in tutto il corpo, le gambe paralizzate, impossibilitato a parlare, maltrattato e martirizzato in tutti i modi dai cosacchi, dopo 3 giorni di cammino a piedi giungeva a Trento in uno stato che destava raccapriccio. Aspettando di essere sottoposto alla visita collegiale e per evitargli le conseguenti lungaggini burocratiche, lo Stastnig venne raccolto dall'Ufficio Assistenza Combattenti e ricoverato presso l'Ospedale civile S. Chiara. Non fu possibile assodare, per incuria di quale autorità od istituzione di Bolzano, perché l'infelice non ebbe le necessarie cure e le indicazioni sufficienti per il suo trasporto fino alla nostra città, che d'altra parte, constatate le sue spaventose condizioni, si avrebbe dovuto evitare ad ogni costo. Chiunque sia è degno di biasimo e della massima riprovazione, verso un disgraziato che porta sul corpo i segni della barbarie dei cosacchi e le turpitudini della soldataglia rossa di Lenin, ancor terrorizzato per le sofferenze patite durante la lunga prigionia russa. Ogni più elementare senso di umanità è doveroso". 

Astrid Panizza

panizza.astrid@gmail.com

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